Notti
da
perdersi
davvero
in
una
moltitudine
di
pensieri
indefinibili
razionalmente.
Notti
armoniose
di
asettico
silenzio,
delicato
per
non
graffiare
il
soffice,
ovattato
buio.
Piene
di
improvvise
paure
inconcretizzabili.
La
porta
aperta.
Senza
alcuna
difesa
o
barriera.
Tutto
può
varcare
quella
soglia
ed
io
nel
buio
non
so
aspettare
la
carezza
che
arriverà.
A
che
mi
serve
ora
un
gelido
tocco
sulla
fronte?
Fantasmi
che
scivolate
sulla
soglia
per
poi
sparire
appena
accendo
la
luce.
Io
vi
conosco.
Posso
chiamarvi tutti per nome, perché assumete le forme che vorrei, i contorni che desidero.
Notti
di
fuga,
col
pensiero
fisso
che
nessun
posto
sarà
mai
abbastanza
lontano
per
sfuggirvi.
Notti
di
divieti,
imposizioni;
di
sorrisi
e
improvvise,
assurde
certezze.
Di
speranze.
Di
nomi
e
volti
turbinanti
attorno a ricordare che nel buio qualcosa si muove.
Voltati. Fai riconoscere il tuo volto, non ho paura. Tu sei il fiore più Bello…
Signora
che
in
questa
tenera
notte
vaghi
confusa
scivolando
sui
muri,
con
la
tua
veste
lunga
e
i
piedi
nudi,
incurante
del
freddo
che
irradi
al
tuo
passaggio;
guardi
con
i
tuoi
occhi
scuri
ogni
viandante,
senza
vederlo,
senza
notare
il
brivido
che
scateni
nelle
sue
ossa.
Signora
vestita
di
raso,
che
attraversi
con
un
leggero
fruscio
la
mia
strada;
non
lasci
Profumi,
Rumori,
Parole.
Aria
gelida
e
distaccata,
come
il tuo sguardo che solo per un momento ho intravisto nel buio.
Col
passo
elegante
di
chi
conosce
la
strada,
svanisci
nell’ombra
del
vicolo
cieco.
Poi
nulla.
Neanche
un
respiro, una piccola nuvola di vapore ad indicare che esisti anche fuori dalla mia mente.
Anche stanotte ti ho incontrata.
Anche stanotte non cercavi di me.
Notti